Una notte d'estate
Eccovi una storia intima; storia non mia, ma d'un amico; storia tenue, stravagante ed arcana. Non credo di commettere nessuna indiscrezione, a
Una notte d'estate
La storia di Tribolino era finita. E qui Ascanio Denèa alzò gli occhi involontariamente a guardare il ritratto della marchesa Arduina. La bella
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, ancora non ha incominciato a scrivere la sua Storia di Roma, anzi, diciamo tutto, non si ricorda più d'averci in altri tempi pensato. È certamente un
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certamente, ai tempi donde incomincia la storia che sono per raccontarvi, l'aveva ancora irrequieta parecchio. Amava la famiglia, o, per dire più
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primo libro della Storia di Roma non ci era verso di cominciarlo. E così, per quanto sopportasse, o per quanto la vergogna gli consigliasse di mandar
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davanti alla grande scrivania, coi polsi sopra un quinterno di carta da protocollo, scriveva a lettere di scatola le famose parole: «Storia di Roma, libro
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, mi battezzò Tribolino. È, dopo tutto, il nome che mi piace di più. Me tu, che fai la storia di Roma, chiamami pure Genius loci. - Non l'ho scritta
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ottener tutto dalle forze di un uomo, - Graziosa, la storia! oh, tanto graziosa! - esclamò il signor Ascanio, con quel suo piglio sarcastico. - È tutta qui
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